lunedì 27 giugno 2016

CONVENZIONE DI SCHENGEN, L'EUROPA TRA IMMIGRAZIONE E TERRORISMO

 Terrorismo e immigrazione, due temi che attualmente si presentano sempre più spesso in coppia, dati i recenti attentati di matrice islamica.

La paura dell'Is e di tutti i movimenti legati al fondamentalismo islamico ha portato alla diffusione, soprattutto a livello mediatico, di uno stato di terrore in cui molti cittadini, soprattutto nelle grandi città europee e americane ma non solo, versano.


L’attentato di Charlie Hebdo, di Bruxelles, di Parigi e altre luttuose vicende hanno segnato fortemente lo stile di vita di molti cittadini che si sono ritrovati a fare i conti con il problema della sicurezza soprattutto in alcuni punti ritenuti sensibili, cioè facilmente soggetti a stragi, come aeroporti e metropolitane.
A seguito di ciò i servizi segreti internazionali si sono attivati per aumentare i controlli e rendere più sicuri, nei limiti del possibile, le città, in particolare quelle più a rischio.

Infatti, per ciò che riguarda l’Unione Europea in particolare, la massa di persone in movimento verso lo spazio comunitario, oltre a costituire un’emergenza di carattere umanitario, sanitario e di ordine pubblico, può presentare insidie sul piano della sicurezza.

Anche perché le migrazioni verso l’Europa sono mutate con l’arrivo sempre più consistente di profughi, in fuga da aree di crisi e di conflitto, attraverso due rotte principali, quella nordafricana o del Mediterraneo centrale, che porta alle coste italiane, e quella anatolico balcanica che investe la Grecia e i Paesi dell’Europa centro orientale. 

Il trasferimento degli immigrati dalle aree di origine a quelle di destinazione costituisce un business rilevante per diversi circuiti illegali dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina i quali, forti del controllo del territorio, assicurano il necessario sostegno logistico anche in termini di approvvigionamento di documenti falsi o rubati.
Da ciò nasce il timore di possibili contaminazioni tra immigrazione clandestina e terrorismo

La discussione circa infiltrazioni terroristiche tra i migranti in cerca di aiuto sono all'ordine del giorno ogni volta che si verifica un attentato e ciò ha portato, in molti casi, ad un atteggiamento di chiusura, anche in termini di frontiere, nei confronti del fenomeno dell’immigrazione.

Ormai sono migliaia i disperati che dalla Siria o da altri Paesi si accalcano alle porte dell’Europa per sfuggire a guerre, fame ed atrocità di ogni genere.

A seguito di questa tragica situazione, data la paura di infiltrazioni terroristiche, si sono avuti casi di sospensione della Convenzione di Schengen per periodi più o meno lunghi.
La Convenzione di Schengen, ufficialmente Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schengen, è un trattato internazionale che regola l'apertura delle frontiere tra i paesi firmatari, tra questi Italia, Francia, Germania, Belgio e Spagna.

Per fare alcuni esempi, la Danimarca e la Germania qualche mese fa avevano sospeso la convenzione per limitare l’immigrazione internazionale, così come la Francia in seguito agli attentati di Parigi.

In Italia l'organo preposto al controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen è il “Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione”.

Ogni volta che si verifica una sospensione della detta convenzione si riapre il dibattito circa la liceità da parte di uno Stato di lasciare fuori dalle frontiere persone bisognose di aiuto, quali spesso sono gli immigrati in fuga da situazioni difficili.
Ciò ha portato ad attacchi di tipo diplomatico da parte di Stati sempre disposti ad aiutare i profughi verso gli Stati più timorosi delle conseguenze a livello di sicurezza che il massiccio arrivo di persone da Paesi stranieri potrebbe portare.


Come comportarsi in situazioni di questo tipo? Certamente la sicurezza del proprio Paese deve essere alla base di ogni politica che si rispetti, ma a questo atteggiamento basato sulla paura non si può non affiancare una politica di solidarietà nei confronti delle popolazioni più bisognose che scappano da situazioni devastanti. 

Importantissimo, dunque, rafforzare l’attività dei servizi segreti, la cooperazione tra gli Stati che potrebbero rischiare attentati e tenere alto lo stato di attenzione nei confronti di ogni possibile situazione di pericolo.

©DeniseInguanta

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