domenica 9 ottobre 2022

"HASTA LA VICTORIA", COMANDANTE CHE. VITA E MORTE DI ERNESTO GUEVARA DE LA SERNA, L'UOMO CHE PROVÒ A CAMBIARE IL MONDO

Il 9 ottobre ricorre l'anniversario della morte di Ernesto Guevara, l'uomo che più di tutti ha colpito talmente tanto l'opinione pubblica da far ancora parlare di sé.

Ma chi era realmente il Che? Molti tra i giovani lo ricordano solo come un'immagine impressa sui gadget, come la foto simbolo della rivoluzione, e non solo di quella cubana.
Si tratta esattamente della foto scattata dal fotografo Alberto Korda e intitolata "Guerrillero Heroico", che è poi diventata la foto più riprodotta e celebre di sempre. E pensare che Korda non ci guadagnò nulla; infatti, dopo averla scattata il 5 marzo 1960 in occasione di una cerimonia di commemorazione delle vittime di due grosse deflagrazioni nel porto di L'Avana, la regalò all'editore Giangiacomo Feltrinelli, che la utilizzò come copertina del libro "Diario in Bolivia" dello stesso Guevara.
Alberto Korda raccontò di essere stato immensamente colpito dall'espressione cupa e profonda e dal volto di estrema bellezza del Che, tanto da volerlo immediatamente immortalare.

In effetti, Ernesto Guevara ha sempre esercitato grande fascino e carisma sia sui suoi guerriglieri che sulle persone che in tutto il mondo venivano a conoscenza delle sue imprese eroiche.

Nacque il 14 maggio 1928 a Rosario in Argentina, ma la madre lo registrò il 14 giugno per coprire il fatto che era rimasta incinta prima del matrimonio, da Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna. Il padre, di origine irlandese, era un imprenditore, la madre, di sangue blu, era una donna molto colta che trasmise al figlio l'amore per la cultura e la sete di sapere. Il Che fu il primo di 5 fratelli.

Dopo pochi anni, gli venne diagnosticata una forte forma di asma; per questo la famiglia, in cerca di un clima secco di montagna, si trasferì ad Altagracia, un piccolo villaggio in provincia di Cordoba, dove Ernestito - così chiamato in famiglia - visse dai 5 ai 17 anni.
La sua infanzia fu piuttosto spensierata, fatta di giochi, tanto sport, studio e letture. Gli amici lo ricordano come un ragazzino spericolato, che non aveva paura di nulla e che amava, nel suo profondo anticonformismo, apparire come eccentrico. 
A scuola si dimostrava un ragazzino molto intelligente e prediligeva le materie letterarie a quelle scientifiche.

Ebbe diversi soprannomi: "el chanco", cioè maiale, perché si mostrava talvolta trasandato ma solo per mettere a proprio agio i suoi amici, appartenenti a famiglie povere rispetto a lui che invece era di una famiglia borghese benestante; "Fuser", contrazione di Furibondo Serna, suo tipico grido d'attacco durante le partite di rugby; il nome "Che" gli fu, invece, attribuito dai suoi guerriglieri cubani per il suo tipico intercalare argentino.

In seguito si trasferì a Buenos Aires per frequentare l'università, iscrivendosi prima in Ingegneria e subito dopo in Medicina, reputando la professione di medico più confacente alla sua voglia di aiutare gli altri.

Gli anni della giovinezza furono caratterizzati da numerosi viaggi insieme al suo amico Alberto Granado, in sella prima alla motocicletta chiamata "La Poderosa" e poi ad una bicicletta a cui era stato aggiunto un piccolo motore, nel corso dei quali si rafforzò il suo sentimento di giustizia e la sua voglia di aiutare i bisognosi e gli oppressi.

Decisivo fu il suo arrivo in Guatemala, dove, grazie all'intellettuale esule peruviana Hilda Gadea, conobbe un gruppo di esuli cubani legati al giovane avvocato Fidel Castro. 

Più tardi sposò Hilda Gadea, da cui ebbe una figlia, Hildita, ma la loro unione non fu molto solida per via della precoce partenza del Che per seguire la rivoluzione cubana. In realtà, Hilda era poco avvenente e più grande di lui; il loro matrimonio fu fondato quasi unicamente sulla profonda condivisione di idee politiche e sociali.

Nel 1954 Ernesto Guevara si trasferì in Messico e lì conobbe Castro, con il quale strinse subito un importante sodalizio tanto da decidere di iniziare a combattere al fianco dei rivoluzionari cubani che si opponevano alla dittatura di Fulgenzio Batista. 

Nel 1956 si imbarcò con altri 81 uomini sulla nave Granma, giungendo, dopo un difficile viaggio, a Cuba. Qui, inseguiti dai militari di Batista e decimati dalla fame, i guerriglieri si rifugiarono sulle montagne della Sierra Maestra per continuare l'azione di guerriglia.
Fidel Castro nominò il Che comandante di una delle colonne dell'esercito guerrigliero, premiandolo per il suo valore come soldato e per le sue capacità di medico al servizio dei feriti.

Guevara iniziò a far stampare un giornale e a curare trasmissioni radio; due mezzi che utilizzava per incoraggiare il popolo cubano alla rivoluzione.

Sulle montagne della Sierra Maestra conobbe Aleida March, una giovane rivoluzionaria che stava combattendo al fianco dell'esercito di guerriglieri. I due si sposeranno dopo il divorzio con Hilda Gadea ed avranno quattro figli.
Aleida ricorderà per tutta la vita il carisma del Che e il suo lato romantico che lo induceva a scrivere e recitare poesie per la giovane moglie. In un'intervista Aleida ricorda di come il comandante fosse allegro, beffardo ma anche innamorato, sebbene i suoi ideali rivoluzionari e di solidarietà lo portarono ben presto lontano da lei.

La svolta decisiva per la rivoluzione cubana si ebbe nel dicembre 1958, quando l'esercito di guerriglieri, guidato dal comandante Guevara, entrò prima a Santa Clara e poi a L'Avana, rovesciando la dittatura di Batista.

Con il nuovo governo di Fidel Castro il Che divenne Presidente della Banca Nazionale di Cuba e Ministro dell'Industri e dell'Economia. S'impegnò da subito in uno studio matto dell'economia e della matematica per essere all'altezza dei ruoli attribuitigli. Studiava e lavorava tutto il giorno, dormendo solo poche ore a notte. 

Partecipò a numerosi viaggi diplomatici e celebri restano i suoi discorsi, in primis quello pronunciato davanti all'assemblea dell'Onu.

A partire dal 1965 si allontanò da Cuba per partecipare, sotto copertura, ad altre azioni di guerriglia accanto ai popoli oppressi. 

Dopo essere stato in Congo, si recò in Bolivia in aiuto degli oppressi dal governo di René Barrientos. Ma l'8 ottobre 1967, nonostante la sua eroica lotta, cadde in una imboscata e, per aiutare e coprire i suoi soldati feriti, finì per essere catturato dai militari boliviani in accordo con la Cia.

Il 9 ottobre fu ingiustamente giustiziato, senza alcuna forma di processo, nella lavanderia di una scuola del villaggio di La Higuera. Fu un militare ubriaco ad ucciderlo. A lui il Comandante Che disse, guardandolo fisso negli occhi: "Spari! Spari pure! Ucciderà solo un uomo!" 
In effetti, Ernestito aveva già capito che la sua morte non sarebbe stata la fine, ma l'inizio di un mito destinato a non tramontare mai e a portare per sempre in giro per il mondo il vessillo della giustizia e della libertà.

Il luogo dell'esecuzione divenne subito meta di pellegrinaggio, tanto che i contadini boliviani cominciarono a venerare come un santo il Che.
Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a Vallegrande; qui fu esposto pubblicamente alla stampa in un ospedale. La bellezza del suo corpo morto fece scattare subito il paragone con il "Cristo Morto" di Andrea Mantegna; mai un essere umano era stato così bello nonostante la morte.

Le foto del cadavere e le mani del Che furono inviate a Cuba per testimoniarne la morte e Fidel Castro proclamò tre giorni di lutto nazionale.

Per anni, però, il suo corpo rimase occultato e solo nel 1997 i suoi resti furono esumati in una pista di volo a Vallegrande e tradotti solennemente a Cuba, dove riposano nel mausoleo costruito appositamente a Santa Clara.

Ma molte ombre rimangono ancora sulla sua morte, che ha colpito l'uomo ma non l'eroe.

Ernesto Guevara ci ha lasciato molto: le sue idee di libertà e giustizia restano vive anche attraverso i suoi libri; molte sono anche le sue poesie.
Il Che è e resterà per sempre un esempio, un'icona, per le tante generazioni che vorranno combattere per un ideale, anche a costo di sacrificare la propria vita.

"Hasta la victoria siempre. Patria o muerte".... Comandante!


©DeniseInguanta








Foto simbolo del Che scattata da Alberto Korda



Che Guevara e Aleida March













Cadavere del Che































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